lunedì 19 marzo 2012

nuvole




martedì, 18 aprile 2006

Sono stata a vedere Magritte sabato e da allora ogni nuvola, ogni finestra, ogni albero nero contro il cielo mi fanno un effetto diverso. Come starci dentro, come vedere profili di colombe aquile e volti dove ci sono solo stelle, come vedere foglie con becchi e piume di uccelli germogliare sugli alberi.
Come questa primavera per mezz’ora calda e per un’ora gelata, che si rovescia di senso all’improvviso tra limpidezze turchine e fredde nuvole. 
Come tutti i significati che si rovesciano se li guardi da un’altra parte, se inverti la figura con lo sfondo, se scompagini i rapporti dimensionali e metti una nuvola immensa in un bicchiere: sarà che la nuvola non era così grande o sarà che il bicchiere contiene davvero tanto, tanto di più di quello che pensavi? Sarà che è giorno pieno, un giorno tanto scuro da essere illuminato appena da un lampione o sarà notte con un firmamento straordinariamente chiaro e luminoso?
E tu dove sei, dentro o fuori la cornice, tu fata ignorante con una candela che fa buio, tu che non sei un pomo e non sei una pipa ma forse ridi dietro una mela, dietro una bombetta. 
Poi magari impari anche che roccia e vapore acqueo hanno lo steso peso, che l’essere solidi e massicci e impenetrabili vale quanto l’essere aerei e soffici e mutevoli, attraversabili e scompigliabili da ogni brezza.
In mezzo, a guardare come un sorriso, come la pancia di una lucciola, come il profilo di un calice di cristallo c’è la luna. Anche quando non si vede.

(Il titolo di un quadro era “Dio non è un santo”, e questo è fuor di dubbio.)
 

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