lunedì 19 marzo 2012


venerdì, 10 giugno 2005

Cinque mesi

Avevo pensato che sarei stata felice: che era quello che mi mancava, per essere felice. Che sarei stata felice sempre, in ogni momento. Che ci sarebbe stata quella luce dolce e calda, quella luce morbida, che si vede nelle pubblicità. Mi immaginavo la culla, i vestitini. Pensavo me, i miei movimenti lievi, pensavo ai suoni teneri di balbettii e tintinnare di carillon, pensavo agli odori del borotalco e del latte, che mi ricordavo ancora, da quanto tempo, da quando ero piccola io, forse.
Non lo sapevo che ci sarebbero stati quei versi stridenti, quel gridare senza ragione perchè piangi madonna santa perché? Non avevo mai pensato al sonno così tante volte interrotto, alla stanchezza nelle braccia e nella testa, all'odore, al non saper cosa fare, perché piangi ancora, perchè?
Non mi ha detto nessuno che avrei avuto paura, nessuno mi ha detto che avrei avuto voglia di non averlo, di non averlo avuto, che avrei voluto fosse ancora solo un desiderio e non una cosa, una cosa che non capivo, che non mi lasciava pace, che mi aveva svuotato da me.
Nessuno mi ha detto che avrei pensato che non ero sicura di amarlo, che avrei voluto che me lo togliessero via, via di dosso e che invece non si poteva, perché adesso che c'era ci sarebbe stato per sempre.
Mi han detto tutti che sarei stata felice, che finalmente sarei stata proprio come volevo, proprio come si deve essere, che era la gioia più grande, che non c'è niente come quello, niente.
Allora ero io che non ero capace, se per tutti era sempre così, se per tutti era bello e per me era un'ansia continua, se per me era svegliarmi con un tuffo nel cuore perché forse non era a posto davvero, era pensare mammamia ma come faccio, come faccio a farti diventar grande, io non lo so, io non sono capace.
Era la stessa cosa di quando mi ero sposata, tutti dicevano è il giorno più bello della tua vita e io, davvero, ho fatto di tutto per farlo essere proprio perfetto, ho fatto tutto, tutto quel che sapevo, ma non so, quel giorno lì aveva qualcosa che non era, non era come avevo pensato. Quando ci pensi da bambina, quando lo vedi nei film, è diverso. Anche allora avevo pensato di essere io, che non ci riuscivo, o che forse avevo sbagliato, forse ci voleva un uomo più bello, forse ci voleva un uomo come nei film, ma io forse non ero abbastanza bella, non abbastanza per averlo. Però nelle foto ero bella, magari poi sarebbe successo qualcosa, qualcosa che mi avrebbe fatto sentire a posto davvero, sentire che ero riuscita, che non mi mancava più niente, che non avevo più vuoti.
Per quello avevo pensato che era un bambino, quello che mi mancava. Me lo dicevano, adesso ti manca un bambino. Ed era vero, a me mancava, fin da quando ero io una bambina, lo volevo tantissimo, qualcosa di bello, di mio.
Qualcosa che avevo fatto io, che mi apparteneva, che mi avrebbe amato tantissimo e mi avrebbe reso felice.
Non importa se non sono davvero tanto felice adesso, pensavo, è solo che è quello che manca, vedrai, vedrai quando arriva vedrai.
Tanto tempo ho passato aspettando e cercando e poi un giorno ho pensato che adesso era tutto finito, che nessun altro mai, nessun uomo bellissimo e forte mi avrebbe portato via, nessuna altra vita avrei mai avuto, solo questa di lavarti e vestirti e essere una signora sposata, una che aveva un bambino, non sarei mai più stata una ragazza, mai più.
Ti ho voluto tanto, ma tanto. Ti ho voluto per darmi la vita, per darmi una mia vita vera e quando ti ho avuto mi sono accorta che me l'avevi tolta tutta. Che non c'era altro che tu, e non ci sarebbe mai stato altro.
E tu non mi volevi bene. Lo so. Se no non avresti pianto così, così tanto.
Non mi avresti fatto sentire scema e incapace.
Non mi avresti sfidato a chi era più forte, a chi poteva fare impazzire quell'altro.
Non mi avresti tenuta qui chiusa in casa, scarmigliata e mezzo svestita, a far tutte queste cose e odiarti e aver sonno e pulire e mettermi bene e uscire perché tutti dicessero ma che bel bambino, ma che tesoro, signora.
Non me l'avevano detto, non avevo provato. Mia nonna ha tirato su cinque fratelli, lo diceva sempre, li ha avuti in braccio da quando eran poppanti e nessuno le ha mai chiesto se era capace. Io un neonato l'avevo visto solo in tv, non ne ho mai tenuto uno in braccio, nemmeno un gattino. Non mi hanno insegnato, non mi hanno detto che potevo, e come si faceva, e che non c'è da aver paura e che tutte possono farlo, tutte son fatte per esser capaci.
Perché no, non ero capace. Non ero capace, neanche questa volta, di esser felice. E non ce ne sarebbero mai state altre: lo sai avevo tutto, tutto quello che avevo sempre voluto, un marito una casa un bambino. E non ero felice lo stesso. Non sarei stata felice mai più, ecco, se era così, allora lo sapevo.
Se non puoi essere felice mai più, se tutte le cose che hai sempre pensato non ti fanno felice, se neanche adesso, neanche adesso che ho te io so essere felice, se neanche adesso c'è quella luce, se non trovo neanche adesso quella me che finalmente è arrivata, che è contenta, allora, tanto vale morire.
Tanto vale che muoio, che muori, perché tu sei me. Sei la parte di me che non ha mai saputo come si fa, mai capito come esser felice.
Mettetemi in prigione, io ci resto. Era bello, se fosse stato, ma tanto, è finita così. Fate quel che volete, tanto noi siamo morti.
Tanto, io sono morta. Sono morta di parto, sono morta.
 

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